Monte Sodadura: un trekking ad anello dai Piani di Artavaggio

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Il Monte Sodadura è una delle cime della Lombardia più ambite. Si trova a cavallo tra la Valsassina e la Val Taleggio ed è raggiungibile in circa un’ora di macchina da Milano, salendo con la funivia dai Piani di Artavaggio. Il Sodadura, la cui vetta è a 2.011 metri di altezza, domina con la sua forma piramidale questo angolo delle Alpi Orobie. Il panorama è molto bello, con una vista fino al capoluogo lombardo nelle giornate di cielo terso.

Meta ideale per un’escursione in montagna, questa zona del lecchese è amata dagli escursionisti più esperti e viene frequentata soprattutto in estate dalle famiglie attive con bimbi (anche piccoli). Ma se il trekking ad anello del Monte Sodadura è da riservare ai “montanari” più allenati, i grandi prati dei Piani di Artavaggio e alcuni tratti del sentiero 101, sono accessibili anche a chi abbia voglia di cimentarsi con le prime escursioni formato famiglia.

Noi abbiamo dedicato alla scoperta del Monte Sodadura un weekend d’inizio giugno, con pernottamento presso il Rifugio Nicola la sera precedente. Questo ci ha dato la possibilità di essere già sul sentiero presto la domenica mattina e completare l’anello considerando anche i diversi momenti di pausa necessari alle gambette di Federico che, all’età di quattro anni e mezzo, ci ha accompagnato in questa straordinaria avventura.

In marcia dietro a papà Rospo tra i sentieri dei Piani di Artavaggio

Info tecniche per il trekking sul Monte Sodadura dai Piani di Artavaggio

Caratteristiche: itinerario lungo, che presenta alcuni tratti esposti e impegnativi, consigliabile quindi ad escursionisti esperti. Per percorrere il sentiero ci sono diverse vie d’accesso, noi siamo partiti dalla Valsassina, percorrendo l’itinerario dal Rifugio Nicola e rientrando ai Piani di Artavaggio dopo la pausa pranzo in Val Taleggio.
La vetta del Monte Sodadura è a 2.011 slm e si raggiunge attraverso una deviazione del sentiero principale in circa 20 minuti.
Tempo impiegato: 6 ore di cammino dal Rifugio Nicola al rientro alla funivia di Artavaggio, seguendo il sentiero CAI 101.
Dislivello di massima:
Partenza dal Rifugio Nicola: 1.900 metri
Sosta al Rifugio Gherardi: 1.650 metri
Arrivo ai Piani di Artavaggio (funivia): 1.640 metri
Senza contare la salita al Rifugio Nicola e la scalata in vetta (riservata a Papà Ruggi mentre noi ci riposavamo sul prato), il trekking intorno al Monte Sodadura non presenta ripide salite. Si cammina prevalentemente in quota sul primo versante, per poi scendere attraverso alcuni tratti esposti e impegnativi quasi fino a Gherardi. Dopo pranzo dovrete affrontare la salita per riprendere il sentiero, un tratto di falsopiano e poi una lenta discesa fino alla funivia.
Luoghi di ristoro: Alla partenza potete prendere acqua e panini al Rifugio Nicola o al Cazzaniga Merlini, il rifugio accanto. Una volta in marcia, per riempire la borraccia dovete arrivare al Rifugio Gherardi (circa 2 due e 40 di cammino) e poi alla fine del tragitto ai Piani di Artavaggio.
Impianti di risalita: per arrivare in quota e percorrere il trekking ad anello del Sodadura, dovete prendere la funivia da Moggio (circa 900 metri di altitudine). In meno di dieci minuti, raggiungerete i Piani di Artavaggio a quota 1.600 metri slm.

 

Fare trekking con i bambini ai Piani di Artavaggio sul Monte Sodadura

Supporto tecnico: se avete bimbi che non camminano non potrete far altro che utilizzare zaino trekking.  L’unica area in cui si possono utilizzare i passeggini è quella all’arrivo della funivia dove, il grande prato verde invita le famiglie a trascorrere la giornata in montagna a pochi chilometri da Milano.
In baita: Non ci sono particolari attenzioni, ma questo non vuol dire che non ci sia la volontà dei rifugisti a dare una mano alle famiglie con i bimbi più piccoli. Non troverete parchi gioco in quota, ma sono certa che la bellezza della natura darà modo ai piccoli trekker di divertirsi anche con poco.
Bimbi in Marcia: Federico ha percorso questo sentiero all’età di quattro anni, ma consigliamo l’anello del Sodadura a famiglie esperte e bambini abituati a camminare (anche su tratti esposti).

Il nostro weekend di trekking ai Piani di Artavaggio attorno al Monte Sodadura

Era da tempo che desideravamo trascorrere un intero weekend in montagna a poca distanza da Milano. L’occasione per una gita fuori porta si presenta quindi, inaspettata, un weekend di inizio giugno, dopo un inverno di copiose nevicate. Scegliamo una meta vicina. Una montagna in Lombardia dove si possa respirare aria pura, ma senza percorrere troppi chilometri dalla Madonnina. Piani di Artavaggio, nel lecchese – le deliziose montagne del Manzoni – e dove il panorama stupisce per la bellezza dell’ambiente alpino con vista sulla Pianura Padana.

Partiamo da casa il sabato pomeriggio dopo pranzo. Abbiamo prenotato una stanza privata al Rifugio Nicola raggiungibile a piedi con una facile camminata dall’arrivo della funivia ai Piani di Artavaggio.
Arrivati a Moggio lasciamo l’auto al parcheggio e facciamo i biglietti per salire. Il tempo di arrivare in quota e lo stupore appare ai nostri occhi. Siamo davanti ad un grande pianoro costellato di fiori colorati. Il giallo, l’azzurro e il bianco della neve in lontananza. La prima cosa cui pensiamo è quanto basti poco per trovare luoghi ancora incontaminati. Non sono necessari tantissimi chilometri da casa per incontrare stupore e meraviglia.

Imbocchiamo la strada bianca e camminiamo per un lungo tratto in piano. Costeggiamo il prato, una deliziosa chiesetta e le strutture ricettive presenti ai Piani di Artavaggio. Ci sono tante famiglie con bimbi piccoli che giocano a palla, altri rotolano sul prato, altri raccolgono la coperta del picnic per tornare a casa dopo una giornata nel verde. Noi continuiamo sulla forestale (percorribile anche con MTB) e saliamo con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio Nicola prima di cena.
Il sentiero inizia con una dolce salita e la pendenza è pressoché costante tranne per gli ultimi 100 metri circa prima dell’arrivo al Rifugio, dove la forestale si restringe in un piccolo sentiero e si fa molto più ripida. Di tanto in tanto ci fermiamo per far riposare Federico, osservare il panorama e scrutare il cielo… che se fin dall’inizio della nostra avventura non ci aveva impensierito, all’improvviso siamo avvolti nelle nuvole basse. La visibilità diminuisce, ma il tracciato è ancora largo e ben segnalato. Impossibile quindi perdersi, se non per mettersi a caccia di marmotte. Sono proprio i loro fischi all’imbrunire che attirano l’attenzione del piccolo di casa, ma ancora uno sforzo (quello più impegnativo per via del brusco cambio di pendenza) e arriviamo al Rifugio Nicola.

Un momento di riposo mentre si tende l’orecchio per le marmotte sulla strada per raggiungere il Rifugio Nicola

Con l’ingresso al Nicola, giungono i primi complimenti a Fede, che da bravo ometto è salito da Artavaggio senza mai lamentarsi. Lui, tutto fiero della sua mini attrezzatura da baby trekker intento ad ascoltare i rumori della montagna, è arrivato al suo primo rifugio senza quasi batter ciglio.

Ci sistemiamo nella nostra stanza quadrupla, lasciamo gli zaini e andiamo a cena. Portiamo con noi le torce per una piccola esplorazione notturna, che però non porterà a molto… siamo ancora avvolti nelle nuvole basse (che scopriamo l’indomani essere l’umidità che sale dalla Pianura) e andiamo a nanna.

Dopo un sonno ristoratore e una colazione ricchissima è ora di chiudere gli zaini e partire per andare alla scoperta del Monte Sodadura.
Già poco dopo la partenza dal Nicola incontriamo per strada MTB e altri escursionisti che provengono dal Sentiero delle Orobie Occidentali, un percorso straordinario tra i 1.500 e i 2.000 metri di quota, che si snoda lungo le principali valli della Lombardia.

La vista dalla vetta del Monte Sodadura a 2.061 metri di altezza

Dopo circa quaranta minuti di cammino incontriamo un bivio. E’ il sentiero che conduce alla vetta del Sodadura. Ruggiero non resiste, noi lo aspettiamo e ne approfittiamo per rilassarci sul prato. La vetta è raggiungibile in poco tempo e senza particolari difficoltà, a parte lo strappo finale. In poco più di mezz’ora il Papo torna dallo stesso sentiero e ripartiamo insieme. Nonostante sia l’inizio di giugno ci sono ancora tratti innevati e Fede ne è gioioso.

Intanto che papà arriva in cima al Monte Sodadura, noi giochiamo con la neve!

Il percorso continua su un piccolo sentiero in quota. Camminiamo in mezzo al prato fino ad arrivare al Passo Sodadura (quota 1.867 slm) da dove parte un breve tratto su ghiaione, più impegnativo rispetto al tracciato precedente. Continuiamo fino ad incrociare il sentiero CAI 120 e da qui – dopo una pausa merenda – scendiamo svoltando a destra per raggiungere dapprima l’ex Rifugio Cesare Battisti e poi nella conca a valle, il Rifugio Gherardi a 1.650 metri.
Anche se scendere può sembrare facile, la discesa riserva delle insidie. Siamo su una traccia di sentiero con alcuni tratti esposti e rocce a gradoni, più alte delle gambette atletiche del piccolo Fede. Papo davanti, lui al centro e io a chiudere il gruppo. Con questa formazione scendiamo piano piano verso il Cesare Battisti. Fede, sensibilmente in difficoltà in alcuni tratti, viene aiutato da Ruggiero e da tutti gli incoraggiamenti delle persone che incontriamo lungo il sentiero. In molti stentano a credere che a soli 4 anni, lui sia là e che abbia camminato dal Rifugio Nicola. Inorgoglito dai complimenti, sorride e va avanti. E’ stanco, ma non molla.

La pendenza ad un certo punto si fa meno ripida e il sentiero si allarga. Manca pochissimo al Cesare Battisti e da là intravediamo il laghetto e il Rifugio Gherardi, dove ci aspetta il pranzo. Con l’incentivo della pasta in bianco (il suo piatto preferito), la stanchezza sembra alle spalle e in breve arriviamo al Rifugio.

Ci fermiamo a lungo. Fede dopo pranzo si rilassa sul prato e ci chiede di giocare. A quel punto capiamo che ha recuperato le energie e ci rimettiamo in marcia. La strada è ancora lunga e dobbiamo tornare ad Artavaggio prima che parta l’ultima funivia.

La strada di rientro passa sul versante Sud del Sodadura. Si riprende il sentiero all’altezza del Cesare Battisti e poi si volta verso sinistra. I primi tratti sono in salita su un percorso molto facile tra pini mughi, rododendri e macchie boscate. Lungo il sentiero si possono ammirare gli antichi cippi confinari, collocati lungo quello che per secoli fu il limite tra lo Stato di Milano e quello di Venezia.

Si risale fino alla Casera di Aralalta (quota 1.730 metri) da dove poi inizia un nuovo tratto in discesa. Intravediamo sullo sfondo il grande spiazzo dei Piani di Artavaggio e capiamo che il grosso ormai è alle spalle. Ma è troppo presto per rilassarsi e tirare il fiato. Dopo qualche centinaio di metri, ci ritroviamo su un nuovo ghiaione, Ruggiero scivola e trascina con sé Federico a cui stava tenendo la mano. Un ruzzolone che per fortuna dura il tempo di una capriola e da cui il piccolo Fede – non chiedetemi il perché – esce senza neppure un graffio. E’ la dimostrazione che in montagna non bisogna mai perdere la concentrazione fino a che non si è arrivati. Basta davvero un attimo per farsi male. E ringraziando per i quattro graffi e via – senza più proferire parola – arriviamo ad Artavaggio.

Gli splendidi prati dei Piani di Artavaggio

Davanti all’ingresso della funivia lasciamo andare le emozioni, in un misto di orgoglio, spavento e immensa soddisfazione. Per l’ennesima volta, il piccolo di casa, ha fatto qualcosa di grande.

Dormire al Rifugio Nicola ai Piani di Artavaggio

Noi al Rifugio Nicola, il nostro primo rifugio con pernottamento formato famiglia

Per chi desidera esplorare in tranquillità la Valsassina – senza controllare l’orologio ed essere in tempo per la chiusura della funivia che dai Piani di Artavaggio riporta a Moggio – consiglio di cuore di pernottare in quota. Tra le diverse proposte che i Piani offrono, noi abbiamo scelto il Rifugio Nicola per questi motivi:

  • Posizione privilegiata nel silenzio e immersa nella natura. Essendo quasi a quota 1.900 metri, il Nicola è nella quiete totale delle montagne. Circondato da pascoli e prati verdi su cui incontrare le marmotte al tramonto, trascorrere una notte ha un valore inestimabile. Grazie alla sua posizione strategica è ottimo per iniziare a camminare dai Piani di Artavaggio, concedersi una notte di riposo dopo circa 300 metri di dislivello (ci arriverete in massimo un’ora e mezza di cammino) e ripartire di slancio l’indomani. Dal Nicola partono infatti numerosi sentieri e non avrete che l’imbarazzo della scelta.
  • Servizi offerti: il Nicola è un rifugio, ma ha un’accoglienza meravigliosa, che non ha nulla da invidiare a quella di un hotel. Il servizio ristorante è sempre attivo (cena compresa) e vanta pietanze tipiche della montagna davvero prelibate. Oltre alle classiche camerate, offre camere private con bagno incluso che sono perfette per una famiglia con bimbi piccoli. Su richiesta vengono offerti asciugamani, lenzuola e coperte che sono di notevole aiuto se non volete caricare troppo lo zaino sulle spalle. Il tutto ad un prezzo abbordabile anche per le famiglie.
  • Sorriso e cortesia che non guastano mai. Al Nicola troverete gente appassionata di montagna che saprà darvi supporto qualsiasi esigenza o curiosità abbiate. Meteorologia compresa!

Cosa vi può servire per l’escursione ai Piani di Artavaggio e per il Sodadura

Anche se in molti sottovalutano le montagne vicine a Milano, i sentieri della Lombardia meritano la stessa attenzione ed equipaggiamento, che riserveremmo alle escursioni che nell’immaginario collettivo “fanno più montagna”. Partire attrezzati anche per camminare lungo gli itinerari escursionistici della Valsassina vale tanto quanto fossimo sulle Dolomiti. Utilissima per le famiglie attive appassionate di sport outdoor è un’assicurazione sportiva che copre infortuni – grandi e piccoli che siano – e problematiche che possono presentarsi quando si scelgono le vacanze attive. E’ stato il primo pensiero dopo il ruzzolone…

In termini di attrezzatura sportiva e di supporto al trekking questo quello che vi consigliamo di avere con voi:

Carta escursionistica di Lecco e Valle Brembana
Zaino trekking da 46 a 50 litri
Sacco Lenzuolo per dormire in rifugio
Binocolo per scovare tutte le marmotte

 

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Ero una single convinta e giramondo, poi ho incontrato un Rospo ... e ho fatto spazio nel trolley! Ora siamo la Famiglia Rospi! Cosa amo di più (miei ometti a parte)? Viaggi, Avventure e Outdoor!

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