Oltre 500 ciclisti hanno invaso Milano tra l’8 e il 9 ottobre per la 1′ Bike Night di Witoor: una pedalata non competitiva di 100km dalla Madonnina, fino alle sponde del Lago Maggiore. C’eravamo anche noi… potevamo perdercela?!?
La rifarei?
Sì altre 100 volte! E’ questo quello che ho detto il giorno dopo a chi ci aveva dato dei pazzi scatenati.
Nonostante la fatica, le secchiate d’acqua prese negli ultimi 10km, il sonno apocalittico al 2′ ristoro che mi ha fatto pensare più volte che non sarei più risalita su quella bici, è stata una tra le esperienze più entusiasmanti della mia vita. Una carica di cui non ricordavo l’esistenza. Quasi come se dopo aver spremuto fino all’ultimo centimetro ogni muscolo delle gambe, avessi ricevuto in cambio il doppio della potenza. Una formula matematica che si ribella ai concetti della fisica, ma che invece sposa quelli del cuore.
La Bike Night non è una gara, tanto meno una semplice biciclettata, ma un vero e proprio stile di vita che abbraccia le due ruote fin dal profondo. Si pedala nel cuore della notte – mentre le città riposano – per testimoniare che la passione per la bici non dorme mai.
Ferrara, Bolzano, Udine, Verona e Milano. Queste le tappe a calendario per la stagione 2016 e la Milano – Lago Maggiore ne è stato l’evento conclusivo.
Nessuno arriva primo, non ci sono medaglie al traguardo. Si pedala insieme, ognuno al proprio ritmo per 100 lunghissimi (ma se ci ripenso sono volati) chilometri al buio, senza la sicurezza dei punti di riferimento che accompagnano sotto la luce del sole.
Di notte è tutto più misterioso, magico, ma anche impegnativo. Una salita, che durante il giorno riesci a vedere e di conseguenza ad impostare, nel buio l’affronti solo spingendo e tirando sui pedali. Pedalata dopo pedalata. Km dopo km. Dal cuore della notte, fino alle luci dell’alba.
Mentre pedali osservi il mondo che riposa, i sensi si acuiscono e sei obbligato a trovare un nuovo feeling con la tua bici. Non c’è visibilità, se non a pochi metri davanti a te. Non riesci a leggere il contachilometri, non vedi in che marcia sei, non riesci a capire quanto ti manca al prossimo ristoro o all’arrivo. All’inizio è destabilizzante per chi – come me – è abituato a pedalare di giorno, ma imparare a muoversi in bici al buio, ad ascoltare il cambio, il ritmo delle gambe sui pedali è invece un regalo immenso. Quando le certezze cadono sotto il buio della notte, trovi nuove risorse dentro di te che non pensavi neanche di avere e torni a casa con una ricchezza in più.
Le nostre bici pronte per la 1′ Bike Night Milano-Arona
La nostra prima Bike Night: Milano-Lago Maggiore 8-9 ottobre 2016
Una nottata – e un’avventura – che porteremo nel cuore!!
Il ritrovo è alle ore 23 alla sede del Politecnico, in Piazza Leonardo da Vinci. Arriviamo con la metropolitana piena di ragazzi pronti a festeggiare un sabato sera qualunque, ma che per noi, è un sabato quasi da fidanzati. I bimbi dai nonni, l’adrenalina delle prime volte, un sorriso mezzo assonnato… e quel brivido che ci fa dire: “Riusciremo a non addormentarci in sella?” Siamo svegli dalle 7.30 del mattino senza la pennica pomeridiana e sappiamo che per almeno le 12 ore successive non vedremo un letto. Per noi – e soprattutto per me – la vera impresa sta proprio qui, ma basta vedere il numero dei ciclisti aumentare sulla linea della partenza, l’atmosfera della festa che cresce e 500 campanelli festosi che impazzano allo scoccare della mezzanotte in punto, per dimenticare tutta la fatica della giornata.
Via si parte!
Un lungo serpentone di luci bianche e rosse invade le vie del centro città, bloccando mezzi pubblici, automobilisti ai semafori – perchè per una volta la precedenza l’abbiamo noi! – e passanti che in un misto di stupore, soddisfazione e “voi siete pazzi” ci incitano come neanche al Giro d’Italia.
Si fa tappa in Piazza Duomo per raggruppare il plotone d’invasori e poi via lungo Corso Italia, Piazza XXIV Maggio, Porta Genova sfidando pavè e rotaie, fino alla ciclabile del Naviglio Grande che dal Mercato Metropolitano porta ad Abbiategrasso. Questo per noi è il tratto più facile: lo abbiamo percorso decine e decine di volte, e anche se l’illuminazione non è quella del giorno, conosciamo tutti i passaggi, le strettoie ed eventuali paletti.
Il gruppo inizia piano-piano ad allungarsi e la vista dal ponte di Gaggiano è davvero da brivido: nel buio più totale s’intravedono centinaia di lucciole bianche pedalare lungo il Naviglio, come in una nuziale danza d’estate. Noi pedaliamo con passo sostenuto fino al Palazzo Stampa di Abbiategrasso dove nell’atrio è allestito il primo ristoro. Sono le due e contando che abbiamo impiegato un’ora intera ad attraversare Milano, sappiamo che stiamo tenendo un buon ritmo, ma idealmente avremmo sperato di aver fatto di più in due ore.
Dopo succo di frutta, focaccia, panino al salame e dolcino, svoltiamo verso destra per risalire l’Alzaia del Naviglio Grande passando da Robecco sul Naviglio, Boffalora Sopra Ticino, Castelletto, Cuggiono e Turbigo alternando tratti di ciclabile, alcuni di sterrato, paesini addormentati e campagne.
Iniziano le prime salite. La bruma che sale dai campi rende tutto ovattato. A momenti siamo completamente al buio. I semafori intermittenti ci strizzano l’occhio quando attraversiamo i paesini, qua e là trovi persiane socchiuse da dove immaginare la vita che scorre dentro e quando incontriamo un vecchiettino con le mani dietro la schiena – sceso in strada perchè svegliato da rumori molesti dal passaggio di 500 ciclisti – capiamo che la forza della Bike Night è davvero incontenibile.
Photo Credits Varese News
Il percorso per noi è pressochè sconosciuto e complice le prime avvisaglie di stanchezza che si fanno sentire sugli occhi, iniziamo a rallentare. Ci fermiamo in un paio d’occasioni per un sorso d’acqua, sistemare le luci anteriori e verificare la direzione. In molti tratti pedaliamo completamente da soli e dobbiamo prestare la massima attenzione a non perdere le indicazioni del percorso indicate dall’organizzazione.
Quando superiamo la centrale di Turbigo sappiamo che manca poco al secondo ristoro, ma è quella falsa convinzione che alle quattro del mattino ti porta a iniziare a contare ogni singola pedalata. Incontriamo ad una rotonda altri ciclisti, anch’essi alla disperata ricerca del ristoro che sembra non essere così a portata di mano. Facciamo un paio di volte avanti e indietro. Le salite aumentano, così pure la stanchezza, e un ristoro che non sembra mai arrivare.
Pedaliamo ancora e incontriamo altri bikers che vengono dal senso di marcia opposto al nostro e che ci invitano a non mollare. “C’è la pasta e anche il karaoke!” ci gridano mentre sfrecciano in discesa a tutta velocità. In piena salita, mentre sono aggrappata a manubrio e pedali cercando di evitare una ragazza che mi si ferma di colpo davanti, mi sento abbastanza presa in giro, quasi al limite della crisi di nervi per la stanchezza. Rospo pedala davanti a me e non accenna a fermarsi. Io seguo la sua ruota a testa bassa con la speranza di vedere le luci del punto ristoro quanto prima.
Sono davvero al limite.
Quello che riaccende la speranza non è la luce, ma una musica di sottofondo nel cuore della notte. Il Karaoke!!! E io che pensavo mi stessero prendendo per i fondelli!! E’ la musica del Sunset Bridge di Nosate, dove veramente ci accoglie una tavolata con pasta al forno, briosche, thermos di te e caffè caldo e torte a non finire.
Scendo dalla bici. Mi sembra di svenire dal sonno e ho immediatamente la conferma che la mia preoccupazione sulle quattro/cinque del mattino era fondata. Sento lo stomaco irrigidirsi in un misto di freddo e stanchezza, dico a Rospo che piuttosto abbandono la bici per salire su una e-bike messe a disposizione dal Comune di Milano. Abbiamo percorso già più di 60km e siamo oltre la metà del tracciato, ma ho davvero il timore di non riuscire a stare più in piedi. Lui mi rassicura garantendo a entrambi una pausa più lunga rispetto alla prima, così parcheggiamo le bici e entriamo nel locale.
Il tempo di svenire dal sonno su un tavolo, diverse tazze di te bollente e con l’incentivo “dai che adesso è tutta in discesa fino alla ciclabile”, alle 5.23 ripartiamo come se tutta la stanchezza dell’ora prima avesse abbandonato le palpebre.
Quasi un’ora di sosta – indispensabile – e che con il senno/sonno di poi 🙂 se non l’avessimo fatta, avremmo avuto molte più difficoltà ad arrivare al traguardo. Così ripartiamo di slancio, un nuovo vigore che ci riporta come nel tratto di Abbiategrasso a pedalare sui 20km/h costante.
La ciclabile che ci porta fino a Vizzola Ticino, alla diga Villoresi e a Somma Lombardo è molto ampia e ben curata. Pochissimi i tratti di sterrato, qualche salita per attraversamento di ponti, e un’atmosfera quasi da fiaba con le luci di Malpensa che illuminano il cielo di una finta alba e riempiono l’aria con il rombo di qualche aereo al decollo.
Arrivare alle dighe del Panperduto di notte poi, è magia pura: il Ticino è illuminato dai riflessi rossi e gialli delle nostre bici, l’acqua scorre prima forte e poi quasi immobile al nostro passaggio, e nuova adrenalina fluisce nelle gambe. “Avanti così” ci ripetiamo imperterriti, “il grosso ormai è alle spalle!”.
Alla Canottieri di Somma Lombardo facciamo una breve sosta. 17km al traguardo. Sono le sette del mattino. Siamo in piedi da ventiquattro ore, ma “ormai è fatta“… peccato non aver fatto i conti con il cielo, che dopo pochissimi km dalla partenza del 3′ ristoro s’incupisce improvvisamente.
Inizia a gocciolare, ma basta il tempo di entrare a Sesto Calende per vedere la pioggerellina trasformarsi in una pioggia battente e continua, che non accenna a smettere. A tenere testa al meteo ci pensa Rospo che, pedalando sempre davanti a me, dà il ritmo. Sgancio i piedi dai pedali per paura di cadere e seguo la sua ruota come posso. Dietro di me altri ciclisti si fermano, i più esperti sorpassano e una signora – che mai dimenticherò – mi sorride ad ogni mio tentennamento.
Questa volta è il freddo che vuole fermarmi.
Siamo fradici: le mani indolenzite che non riescono più neppure a cambiare le marce, un vero stagno nei piedi e le lacrime di stanchezza che sembrano mescolarsi con le gocce d’acqua che scendono lungo la schiena. Ma cosa fare? Mentre avanzo con fatica, penso che manca davvero troppo poco per fermarsi e pedalare è l’unico modo per percepire meno freddo. Arona è vicina, siamo sulla statale che porta in paese e riconosco il tratto dove avevamo parcheggiato qualche anno prima per la gita ad Angera.
Quattro, tre, due chilometri. Inizia il conto alla rovescia e poi da lontano s’intravede il traguardo. Ci arriviamo insieme sorridendo, ma troppo rincoglioniti per lasciarci andare ai festeggiamenti. L’obiettivo è collassare sul 1′ treno disponibile, arrivare a casa, fiondarci sotto la doccia bollente e dormire le ore che restano prima di recuperare i Rospetti dal nonno.
Quello che ci ha dato questa esperienza
Energia. Condivisione. Stimoli.
Rigenerati dal freddo e dal sonno, l’adrenalina ha lasciato lo spazio alla consapevolezza di aver fatto nel nostro piccolo, qualcosa di grande. Quell’energia troppo spesso sopita dal ritmo del quotidiano, che invece è fondamentale per mettersi in marcia (o in bici) verso nuovi limiti da superare mano nella mano, sapendo che – insieme – si può tutto.
Sconvolti, ma felici al traguardo ad Arona!!!
Info pratiche: come prepararsi ad una Bike Night
Dicono che sia per tutti.
Volete la mia opinione sincera? Sì e No!
Sì perchè la passione per le due ruote non ha età.
Sì, perchè un’impresa come la Bike Night (perchè arrivare in fondo è comunque un’impresa) non è riservata solo a ciclisti sfegatati, ma possono decidere di mettersi alla prova anche persone che vogliono trascorrere una nottata diversa dalle altre.
Sì, perchè scegliere di partecipare ad una pedalata di 100km in notturna è una grande sfida con se stessi… e ognuno ha il diritto di mettersi alla prova… ma NON fatelo se non avete di base una grande motivazione. E’ persino troppo facile abbandonarsi alla stanchezza, chiamare l’assistenza e decidere di tornare alla base con mezzi alternativi messi a disposizione dall’organizzazione. Ci vuole allenamento (almeno un po’… anche solo per non rischiare di impazzire al KM 40 per il mal di chiappe), determinazione a raggiungere l’obiettivo e tanto cuore. E questo è stato quello che mi ha colpito maggiormente durante tutta la notte: lo spirito civico e di grande condivisione che pervade durante una manifestazione del genere. Tra i partecipanti ovvio… non andate a dirlo ai milanesi imbruttiti che strombazzavano con prepotenza al semaforo…
Cosa indossare durante una Bike Night e come equipaggiarsi
Le Bike Night vengono organizzate in estate o all’inzio dell’autunno, ma per quanto le temperature possano essere miti, è comunque notte fonda e bisogna essere equipaggiati contro il freddo o l’umidità. Noi abbiamo partecipato alla pedalata di ottobre con una temperatura media di circa 10° e questo è quello che abbiamo indossato noi durante il percorso:
- scarpe da bici e calzettoni termici
- maglia termica a contatto con la pelle
- tuta intera da ciclista con fondello e con pantaloncini corti
- pantaloni lunghi tecnici da corsa da indossare in caso di freddo sopra quelli da bici
- giubbottino invernale anti vento da ciclismo
- guanti interi, scaldacollo e cappello/bandana sotto il casco da bici
Se non siete ciclisti esperti e non volete dedicare alla bici che più di qualche uscita, rinunciate alle scarpe, ma indossate abbigliamento termico soprattutto per la parte superiore del corpo. Nonostante sia notte, si suda e scegliendo maglie di cotone rischiereste di arrivare al ristoro bagnati, con quella terribile sensazione di “freddo addosso” che vi fa poi ammalare. L’abbigliamento termico è traspirante, si asciuga rapidamente e non lascia la schiena all’umido.
Evitate di caricarvi le spalle con uno zaino e utilizzate piccole borsine da bici, cestini o portapacchi. Riempiteli con borraccia, torcia e luci di scorta, qualche snack aggiuntivo (anche se tutto quello che troverete ai ristori sarà più che sufficiente) da ingurgitare al volo qualora sopraggiungesse un calo lontano dalle aree di sosta. Preparate inoltre uno zainetto con un cambio asciutto da consegnare all’organizzazione e che vi verrà restituito al traguardo. Avrete così vestiti morbidi, asciutti e profumati a premiarvi della vostra fatica notturna!
Le luci da utilizzare durante una pedalata notturna
Avere delle buone luci ad illuminare tutto il tracciato fino all’alba è indispensabile. Su entrambe le bici noi avevamo montato solo la luce frontale e quella posteriore in modalità lampeggiante così da garantirne una durata maggiore, ma per la prossima Bike Night ci attrezzeremo sicuramente con delle luci da casco, fondamentali per illuminare al meglio la strada dall’alto e avere una maggiore visibilità.
Per riuscire a far durare più a lungo la batteria delle luci ricordatevi di tenerle spente prima di partire e ogni volta che siete fermi in gruppo o nei ristori.
Le nostre luci si ricaricano con cavo USB è quindi utile avere una batteria di scorta aggiuntiva (classica power bank del cellulare) con cavo, per eventuali emergenze o per ricaricare al ristoro.
Ora non ci resta che iniziare l’allenamento e aspettare il calendario delle prossime Bike Night! Pronti per un’impresa insieme?
1 commento
Che bello, per caso a distanza di anni e 5 bike night, mentre faccio una ricerca immagini ritrovo qui una mia foto!
(sono giornalista di VareseNews 😉 )
Spero ne abbiate fatte altre anche voi!