Dici Stati Uniti e pensi a New York, ai grandi parchi come Yellowstone, ai deserti della Monument Valley, alla Florida, alla California. Difficilmente alla Carolina del Sud, ma un viaggio a Charleston con i bambini è qualcosa di magico, capace di stregare tutta la famiglia.
L’America è uno di quei viaggi, di quei sogni che coltivi fin da piccolo. Perché l’America è nelle storie, nei film e nei cartoni animati, nei racconti dei nonni che hanno amici che lì sono emigrati e si sono ricostruiti una vita da zero. L’America è la terra delle possibilità, dove tutti cominciano dallo stesso punto di partenza, senza classi, senza caste (almeno in linea teorica) ed è difficile fuggire al suo fascino. Ci sono anche quelli che, “Ah l’America? Mai. Prima voglio visitare tutta Europa, l’Africa, la Cina, il Giappone, il Vietnam”. In fondo gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più giovani al mondo, e quando si proviene dalla vecchia Europa, forse, un po’ di pregiudizio verso una terra che offre non più di 600 anni di storia da raccontare e dove attrazione turistica è il museo delle streghe di Salem o la maxi insegna di Hollywood sulla collina sopra Los Angeles, è normale averlo.
Noi, intendo io e i miei due “ragazzi” di otto e sei anni, però, abbiamo avuto un’occasione speciale per visitarla e posso dire che gli Stati Uniti, sì, sono il Paese dove un piatto deve sempre avere come minimo duemila calorie, dove il fritto, le salse e la Cocacola in versione da litro incombono come mostri gastronomici. Dove l’auto più piccola, da noi in Italia, rientrerebbe sotto la categoria furgone, e dove un uomo come Trump può diventare presidente. Però, quando vai a trovare la tua famiglia, che in quell’America si è ricostruita una vita, sì proprio come i migranti del primo dopo guerra che scappavano dalle dittature, tutto cambia. E anche America può diventare casa, anzi detta “home sweet home”.
In viaggio con i bambini a Charleston nella Carolina del Sud
Il vento del destino ha voluto che mio fratello si innamorasse di una donna americana e oggi, dopo quasi dieci anni nelle grandi città degli Stati Uniti, il lavoro e la famiglia li hanno portati a Charleston, che di grande ha soltanto l’Oceano atlantico che la fronteggia. Da qui, direi, comincia il nostro viaggio, con una premessa importante. Gli Stati Uniti, mi pare di aver reso abbastanza l’idea, sono un Paese pieno di contraddizioni.
Tra le infinite assurde incongruenze c’è anche il fatto che se inciampi mentre sali i gradini di un museo e ti sloghi una caviglia, difficilmente sarai accolto in pronto soccorso come succede in Italia. Quindi, prima di partire, è bene valutare un’assicurazione medica Axa Assistance. Meglio prevenire piuttosto che rovinarsi il viaggio. A maggior ragione se come me sarete in giro con la famiglia e bambini piccoli, che si sa, sono sempre piuttosto imprevedibili.
Charleston, dicevamo, di grande ha soltanto l’Oceano Atlantico che la circonda. La cittadina, infatti, è una piccola bomboniera multicolore sulla costa atlantica, nello Stato del South Carolina, con casette a tre piani coloniali, tinte di verde azzurro e rosa chiaro e circondate dai tipici porch (i portici, che vi ricorderanno tanto Via col Vento); querce virginiane frondose che garantiscono l’ombra nella stagione calda, moltissimi locali, ristoranti e bar ricercati e con tutti i cibi e le leccornie di tutto il mondo (nel Sud amano molto la buona cucina).
Inoltre Charleston è la città delle chiese, di tutte le confessioni, naturalmente, visto che siamo in America (dove anche un singolo cittadino può fondare, se lo vuole, la propria chiesa), ma soprattutto Charleston è una città piena di cultura e di eventi, tra cui lo Spoleto Festival. Che non si chiama Spoleto, come la nostra cittadina umbra, per caso. Infatti, nel 1977, il compositore italiano Gian Carlo Menotti, fondatore del Festival dei due Mondi di Spoleto, decise di creare un gemellaggio con gli Stati Uniti. Di tutte le città americane fu scelta Charleston per la sua abbondanza di teatri, biblioteche, chiese, ma soprattutto per il suo discreto fascino di città portuale, elegante, calda, bella. Ormai, da anni, il festival di Spoleto di Charleston vive di vita propria e tutti gli anni tra maggio e giugno la città si riempie di spettacoli, musica, eventi e dicono, chi c’è stato, che ne valga davvero la pena, che l’atmosfera sia frizzante e la proposta culturale molto elevata.
Noi, per adesso, siamo stati a Charleston solo una volta, a dicembre 2016, quindi direi bassa stagione. Il nostro obiettivo principale era passare del tempo in famiglia, oltre che visitare la città e le bellezze naturali del posto, e dunque abbiamo scelto di andare per il ponte dell’Immacolata (7-8 dicembre). Se dobbiamo essere onesti, il periodo non è stato dei migliori. Su sette giorni abbiamo avuto un paio di giorni brutti, e abbiamo persino incontrato la nebbia, che da quelle parti deve essere talmente rara da aver suscitato parecchie battute nei nostri confronti visto che venivamo da Milano…Ma abbiamo avuto anche sole, caldo, vento, e pioggerellina fine. Insomma di tutto un po’.
Quel che davvero è straordinario di quel luogo è la natura: noi per esempio abbiamo fatto molte passeggiate sui creek, che sono le tipiche passerelle in legno in mezzo agli acquitrini (la Carolina del Sud è stata bonificata nel corso dell’ultimo secolo, ma sostanzialmente galleggia sull’acqua), ma in questi percorsi (che volendo si possono affrontare anche in canoa) si possono vedere aquile bianche di mare, cormorani, qualche alligatore se siete fortunati (o sfortunati dipende dal vostro self control). Dalle spiagge, a occhio nudo, abbiamo assistito allo spettacolo dei delfini che saltavano, fischiavano e giocavano in gruppo, e senza neppure pagare il biglietto di un parco acquatico SeaWorld! In particolare dalla spiaggia di Folly Beach, mentre passeggiavamo lungo un molto in legno circondato dalle onde dell’oceano.
Altro spettacolo naturale bellissimo sono gli alberi e le piante in generale: le querce virginiane, decorate dal caratteristico spanish moss (muschio spagnolo) che fa apparire gli alberi come grandi vecchi con lunghe barbe stile Mago Merlino sono incantevoli. Una di queste querce antichissime, Angel Oak, è talmente anziana, da essere diventata meta turistica, e ha rami così lunghi e pesanti che nei decenni si sono appoggiati al suolo, trasformandosi in nuove incredibili radici aeree.
Le spiagge sono distese immense, quasi desertiche, di sabbia fine e color ocra, e quella cittadina, Sullivan’s Island (appena sotto la località di Mount Pleasant) offre spazi infiniti per pic nic con i bambini in qualunque stagione, o sessioni di corsa a piedi o in bici per i forzati del fitness.
Per le giornate di brutto tempo (ma anche con il sole per passare un po’ di sano tempo in famiglia divertendosi), non potete mancare l’acquario. I bambini avranno anche il piacere di accarezzare stelle marine e piccoli di squalo e di conoscere la tipica fauna e flora marina del posto.
Divertente, anche se davvero molto molto piccolo rispetto ai parametri americani, anche il museo dei bambini, dove i toddler (fino a 4 anni) potranno divertirsi in una sala supermercato, con casse, carrelli, cestini e frutta, verdura e cibo di ogni tipo simulando mamma e papà quando fanno la spesa; sentirsi pirati veri per un giorno su un vascello a grandezza naturale, con tanto di segrete in cui imprigionare i nemici. Per i più creativi c’è una sala con materiale per collage, disegno, mentre per i più grandicelli c’è una sala sperimentale dove attraverso alcuni giochi con l’acqua si potrà illuminare un plastico che riproduce la città di Charleston.
Altra tappa turistica immancabile è il giro a cavallo per il centro di Charleston, che vi farà sentire Rossella O’Hara per un giorno ma soprattutto, solo se capite bene l’inglese (non c’è il traduttore), vi consentirà di ascoltare la storia di Charleston, dal 600 in avanti e vi farà scoprire quanto la cittadina sia stata importante nella storia degli Stati Uniti. Solo per dirne una, la battaglia di Fort Sumter. L’isolotto fronteggia la baia e potrete ammirarlo mentre dondolate sulla carrozza trainata dal cavallo.
A ricordo della battaglia a suon di cannonate di piombo, i cannoni svettano ancora nei giardini White Point Garden di fronte a Fort Sumter, e non potrete non scattare l’immagine immortale a cavallo del cannone.
Siamo stati sette giorni, ma abbiamo visto solo una piccolissima parte delle bellezze di quei luoghi. Savannah, per esempio, un’altra cittadina del South Carolina è da visitare assolutamente, George Town anche vale la pena. E una volta che si prende coraggio e si va fino a Charleston perché non approfittare per girare in lungo e in largo tutto il Sud degli Stati Uniti spingendosi in Virginia e in Georgia? Speriamo di avervi incuriosito abbastanza e che presto possano arrivare racconti anche da voi, dalla Carolina del Sud e molto di più!
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